Il
monte Testaccio è una collina artificiale alta circa 54 m, situata a Roma nell'omonimo XX rione, tra le mura aureliane e la sponda sinistra del Tevere.
Popolarmente detto
“monte de' cocci” perché è proprio di cocci che è composta tutta la collina; numerosi strati di oltre 53 milioni di anfore in terracotta ordinatamente disposti lì in epoca romana e provenienti dal vicino porto fluviale sul Tevere. Un sito archeologico unico nel suo genere e una vera e propria “discarica” di epoca romana.
Molte delle anfore frammentarie conservano il marchio di fabbrica impresso su una delle anse, mentre altre presentano scritte a pennello o a calamo con il nome dell'esportatore, indicazioni sul contenuto, i controlli eseguiti durante il viaggio e la data consolare.
L'ordine con cui i materiali risultano disposti, la presenza nel terreno di calce sparsa a intervalli regolari per attenuare il cattivo odore derivante dalla decomposizione dei residui alimentari e l'esistenza di un piano inclinato ben progettato che consentiva di giungere fino in cima a bordo di carri, lasciano supporre che la discarica fosse tutt'altro che improvvisata.
Dal Medioevo, cessata la funzione di discarica, il Monte Testaccio divenne sede di manifestazioni popolari, dagli antichi giochi pubblici, come il
ludus Testacie (una sorta di corrida), alle note
"ottobrate romane" dell'Ottocento, feste di chiusura della vendemmia.
Nei secoli successivi, alla base della collinetta, furono scavate delle grotte adibite a cantine, dispense o stalle, i cosiddetti
"grottini", oggi diventati ristoranti e disco-pub che animano la vita notturna di Roma.
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